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Altopiano degli ippopotami

L’Altopiano degli ippopotami 900.000 anni fa

Le più antiche attestazioni del territorio di Serravalle risalgono al Pleistocene inferiore e medio, documentate grazie al giacimento fossilifero di mammiferi di 700.000 e 900.000 anni fa, rinvenuti in depositi fluvio-lacustri nella zona di Cesi e Collecurti.
A partire dalla seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso, nelle località di Collecurti e Cesi, sono state individuate sequenze sedimentarie di origine fluvio-lacustre che hanno restituito numerosi resti fossili di vertebrati, databili rispettivamente a 900.000 e 700.000 anni fa, nel periodo Galeriano del Pleistocene inferiore. I giacimenti si sono formati in particolari depressioni di origine tettonica, collegate al grande bacino lacustre dell’Altipiano Plestino, in una fase climatica fresca e umida, con temperature invernali non troppo rigide.

In particolare, a Collecurti sono stati rinvenuti resti di elefante, rinoceronte, ippopotamo, cervo, cane, orso, ienide e roditore. La specie dominante risulta essere l’ippopotamo, rappresentato da cinque adulti e tre giovani. La cronologia del deposito rimanda a un momento di transizione tra il Pleistocene Inferiore e quello Medio, caratterizzato da eventi migratori ed evolutivi delle specie, conseguenti ai mutamenti climatici (intensificazione dei fenomeni glaciali, maggiore stagionalità e aridità, aumento delle steppe, scomparsa di molte specie e arrivo di nuove dall’Asia centrale e dall’Africa, come l’elefante che sostituì gradualmente il Mammuthus).

Il bacino di Cesi, di formazione più recente, presenta una successione sedimentaria lacustre meno spessa rispetto a quella di Collecurti. L’associazione faunistica, comprendente elefanti, rinoceronti, equidi, ippopotami, daini, cervi, bisonti e una tigre dai denti a sciabola, indica un miglioramento climatico a partire da condizioni inizialmente piuttosto rigide.
In ambito archeologico, con la comparsa dei primi ominidi, l’altopiano divenne presto un punto nodale degli itinerari transappenninici e un’area privilegiata per insediamenti stabili o stagionali. Importanti testimonianze di queste frequentazioni antropiche sono i numerosi manufatti litici in selce, le decine di schegge e frammenti silicei, carboni, noduli millimetrici di ocra, denti e frammenti ossei di vertebrati, tutti provenienti dai livelli di granulometria più fine della sequenza deposizionale trovata a Fonte delle Mattinate (Serravalle del Chienti) e databile al Paleolitico superiore, tra 45.000 e 30.000 anni fa.

La maggior parte dei reperti, attualmente in fase di studio da parte dei ricercatori e degli studenti del Dipartimento di Scienze della Terra e del Museo di Scienze Naturali dell’Università di Camerino, è visibile al Mu.P.A., Museo Paleontologico di Serravalle di Chienti.